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Un ruolo determinante per l’evoluzione socio-culturale di Conflenti nell’immediato secondo dopoguerra lo ha svolto il Centro di cultura popolare UNLA (Unione nazionale per la lotta all’analfabetismo) guidato dal prof. Pasquale Paola, recentemente scomparso.

 Insegnante di grande valore umano e culturale, Pasquale Paola ha speso disinteressatamente la sua professionalità al di là dell’azione meramente didattica ed educativa nella scuola elementare. Oltre che dirigente del Centro Unla di Conflenti per oltre cinquanta anni, è stato componente del Comitato Direttivo Nazionale Unla di Roma nonché delegato responsabile dei Centri Unla della Calabria.

Ricordare la sua figura significa richiamare alla memoria un cinquantennio di storia del secolo scorso in cui il paese, grazie al centro Unla, si è emancipato, uscendo dall’isolamento e dai drammi della guerra e aprendosi culturalmente e socialmente al resto della nazione. Ha rappresentato, con l’azione di alfabetizzazione, la vera svolta per la rinascita culturale e sociale di tantissime persone, sia giovani che adulti, altrimenti destinate alla rassegnata vita delle precedenti generazioni.  

Era il 1951. La sede centrale di Roma dava l’autorizzazione ad aprire a Conflenti (allora 5100 abitanti) un centro per la lotta all’analfabetismo che toccava il 40% con punte molto più elevate nelle frazioni e nelle campagne. Altissimo anche l’indice di eliminazione scolastica con il 70% degli alunni della scuola elementare che non arrivavano alla fine dei cinque anni. I nostri paesi nel decennio successivo alla fine della seconda guerra mondiale avevano tutte le caratteristiche del sottosviluppo. C’era una situazione economico-sociale ed igienico-sanitaria veramente drammatica, determinata da eredità storiche di isolamento e di abbandono e, più recentemente, dal deterioramento ulteriore subito durante il fascismo. All’arretratezza della struttura economica (carenza del sistema viario, assenza di acquedotti e fognature, disoccupazione) si affiancava una generalizzata involuzione delle condizioni di vita.

Su questa realtà prendeva corpo l’apertura del centro UNLA, il cui primo passo fu il contratto di fitto per la propria sede. Questo fatto consentiva agli adulti e ai collaboratori di incontrarsi a loro piacimento e in qualsiasi ora della giornata per discutere con spirito di collaborazione e di tolleranza dei loro problemi quotidiani, dei loro dubbi, delle loro difficoltà e di come affrontarli e come possibilmente risolverli. 

Nel paese ormai non si discorreva d’altro che del Centro di cultura popolare e delle riunioni che la sera si tenevano nella sede di Via Garibaldi con la partecipazione di tanta gente

L’apertura del Centro di cultura Popolare era per Conflenti un avvenimento senza precedenti. Per la piccola comunità era un fatto nuovo che avrebbe contribuito a modificare le abitudini dei cittadini, come quello di disertare la sera il focolare domestico o il tavolo da gioco delle cantine per potere assicurare la propria presenza al Centro. 

Così ebbero inizio le attività del Centro di Cultura Popolare che inizialmente, per alcuni anni, distribuiva alla popolazione conflentese in difficoltà economiche generi alimentari e vestiari provenienti dagli USA.

Dopo la visita ufficiale di un altro delegato dell’UNLA, che garantì la fornitura di apparecchi radio, enciclopedia e biblioteca, il Centro di Cultura Popolare cominciò a funzionare con 40 iscritti anche come sezione culturale frequentata da artigiani, contadini e operai. I frequentanti non tardarono a capire lo scopo del Centro, quando videro il parroco, il medico condotto e gli insegnanti alternarsi tra loro nello svolgimento dei programmi. Cominciarono così a frequentare con una certa fiducia e non furono delusi.

Ecco come ricorda quei giorni il prof. Paola: “Passavano i giorni, i mesi e tutti cominciavano ad affezionarsi al nostro lavoro e a seguire con interesse. L’Unione ci era sempre vicina con suggerimenti, ma lasciandoci liberi nelle iniziative. Ricevemmo un primo quantitativo di libri che furono sistemati in un vecchio e affumicato armadio di cucina, perché non avevamo di meglio.

Ben presto si sentì la necessità di allargarsi anche al mondo femminile, cosa inusuale e rivoluzionare per quei tempi in cui le donne non uscivano praticamente mai da casa.

Nell’anno seguente fu istituita una sezione femminile di taglio e cucito, che funzionava presso l’asilo infantile del luogo, affidata alla responsabilità di una suora: Suor Francesca OPPO nata il 23.1.1896 a Ghilarza (Cagliari) appartenente alla congregazione del Cottolengo (Torino). Le ragazze affluirono in gran numero e fu questa una delle prime vittorie del Centro: fare uscire da casa le ragazze. 

Dopo la visita ricevemmo anche un laboratorio di falegnameria, che fu messo subito in attività, ma con scarsi risultati. Eravamo ancora all’inizio delle attività e tutto diventava difficile. Le cose però migliorarono e dopo alcuni anni di attività la falegnameria cominciò a funzionare a meraviglia, assolvendo a tutto ciò che occorreva per migliorare le attività delle varie sezioni del Centro”.

In seguito altro materiale fu fornito dall’Unione o acquistato direttamente dai fondi di funzionamento e furono aperte altre sezioni di lavoro manuale: TRAFORO-PLASTICA- RADIOTELEGRAFIA- IMPIANTO APIARIO.

Aumentava sempre più il numero degli iscritti fino a raggiungere il numero di 800 dai 14 anni in su. Anche i locali disponibili aumentarono con ben 10 sezioni di lavoro.

Fra le varie sezioni fu elaborato un piano di collaborazione per rendere più accoglienti e vivaci i vari locali: dal quadro di plastica al paralume, dal divano agli scaffali della biblioteca. Tutto opera spontanea dei Centristi.

A fianco alle sezioni culturali e a quelle di lavoro manuale – testimonia il prof. Paola – hanno funzionato in modo esemplare i vari organi democratici al completo, fin dalla prima istituzione. Tra questi organi mai sono sorti dei contrasti e quindi lo sviluppo della vita democratica, in seno al Centro, si è evoluta serenamente e con spirito di responsabilità”.

Tra le tante iniziative nel campo civico sociale portate avanti dalle varie sezioni del Centro si ricordano:

La sistemazione del tratto di strada che dalla rotabile per Martirano conduce al cimitero di Conflenti, che era malridotta, con la prestazione della manodopera gratuita dei Centristi; la Befana del 1956 offerta dal Centro a circa 80 bambini poveri con la distribuzione di indumenti confezionati nel laboratorio femminile del Centro; la refezione calda che il Centro, d’accordo con il Patronato scolastico locale, effettuava nelle varie contrade del Comune.

Ma le iniziative prese e portate a conclusione dal Centro in tanti anni di attività sono state moltissime e si può con franchezza affermare che il lavoro svolto non è stato inutile. Esso, infatti, ha influito in modo determinante sullo svolgersi della vita della popolazione ed il Centro è stato il richiamo spontaneo di persone volenterose a volersi migliorare, anche perché nel Centro di cultura si svolgeva gran parte della vita giornaliera della popolazione. 

Esso era frequentato quotidianamente da centinaia di iscritti nelle varie sezioni.

Durante le ore di attività nei vari locali vi si incontrano dalla vecchia del corso popolare alla signorina, dall’adulto al giovane, l’operaio, il contadino, l’artigiano, il medico, l’ufficiale postale, l’insegnante, tutti insieme senza distanze sociali per collaborare al miglioramento dell’intera piccola comunità.

 Altre attività svolte dal Centro Unla a partire dal 1952 da ricordare sono: Corsi popolari per insegnare a leggere e a scrivere a tutti i cittadini di Conflenti Centro e delle   Frazioni; corsi CRACIS, sempre per cittadini di Conflenti. Molti Conflentesi dopo aver conseguito la Licenza Elementare, con i corsi CRACIS hanno avuto la possibilità di conseguire la Licenza di Scuola Media. I corsi CRACIS si tenevano di sera. Molti cittadini conflentesi, grazie al Centro di Cultura hanno avuto la possibilità non solo di imparare a leggere e a scrivere, ma anche di capire che era importante investire in cultura. 

Così negli anni Cinquanta, oltre il 90% dei ragazzi conflentesi proseguivano gli studi, moltissimi nel seminario di Nicastro, altri nei vari Licei o Convitti della Calabria. Invece nei paesi vicini studiavano pochissimi ragazzi: appena si raggiungeva il 20/30%.

Negli anni Cinquanta c’era moltissima disoccupazione e moltissimi paesani iniziarono ad emigrare verso gli Stati Uniti, il Canada, l’Argentina. Il prof. Paola, per dare un mestiere a quei ragazzi che volevano restare a Conflenti, organizzò i seguenti corsi: corso per muratori, corso per apicultori, corso di radiotecnica, di traforo, di fotografia, di taglio e cucito. Si tenne anche un Corso Regionale per Bibliotecario e Documentarista, con 20 allievi diplomati.    

Negli anni Sessanta a Conflenti in seno al Centro di Cultura nasce il CLUB Amici dell’UNESCO al quale s’iscrivono tutti gli universitari e gli studenti delle scuole superiori. All’iniziativa aderiscono anche studenti di Nicastro e dei paesi vicini.

 Sempre in quegli anni il Centro di Cultura Popolare di Conflenti, ha anche aderito ad un programma culturale internazionale sull’integrazione multietnica, ospitando nel piccolo comune ai piedi del monte Reventino, alcuni soggetti di colore, di origine afro-americana, tutti professionisti impegnati nel settore dell’educazione permanente presso i loro ambiti geografici di appartenenza.  

Questi ospiti “eccezionali” soprattutto per il colore della loro pelle (negli anni ’60 la comunicazione era ancora allo stato primordiale), hanno fortemente caratterizzato la loro presenza e si sono brillantemente inseriti nella realtà locale per tutta la loro permanenza che si è protratta ciclicamente per qualche mese.

 Sono stati introdotti nelle scuole dove hanno intrapreso degli scambi con gli studenti locali, ai quali hanno trasmesso il fascino di una cultura molto distante dalla nostra ed hanno lasciato nella memoria dei ragazzi di allora dei quadri indelebili, ancora oggi impressi nella mente degli anziani di oggi.

Oltre alle numerose gite culturali per dare la possibilità ai Conflentesi di vedere e ammirare nuove località della Calabria, si effettuavano proiezioni di film a cadenza settimanale, con cineforum. Veniva stampato un periodico intitolato “Grandangolare”, diffuso nel territorio di Conflenti e tra gli emigrati in tutto il mondo. Da non trascurare l’organizzazione di diversi corsi musicali e di una banda di musica.

Ancora: diverse squadre di calcio e poi, nei primi anni Ottanta, l’installazione della prima “Radio Libera Grandangolare”. All’interno del Centro è nato anche il “Gruppo Sportivo Grandangolare” che ha ottenuto risultati sociali e sportivi sia a livello dei Giochi della Gioventù sia a livello professionistico con la squadra del Grandangolare tennis tavolo che, scalando le varie classifiche, è arrivata in serie A2. Ha conquistato inoltre tutti i titoli regionali di categoria e si è fatta conoscere anche in campo nazionale. 

Negli anni Settanta, attraverso vari ciclostilati, il Centro ha contribuito a far conoscere la poesia dialettale di Vittorio Butera, organizzando il primo premio di poesia dialettale a lui intitolato. 

Nel 1978 ha pubblicato la raccolta delle inedite di Butera con la casa editrice Rubbettino. Ha organizzato diverse estemporanee di pittura sia per professionisti che per dilettanti e varie mostre fotografiche sui mestieri, sulle tradizioni, sulla paesaggistica e sui personaggi del passato Conflentese.

Al professore Pasquale Paola va dato l’evidente ed indiscusso merito, con l’istituzione del Centro di Cultura Popolare UNLA a Conflenti, di avere caratterizzato un’intera epoca, producendosi in un innalzamento socio – culturale di inestimabile valore etico.     

 

Di Vincenzo Villella 

      

Il Centro di Cultura Popolare, guidato per lunghissimo tempo dal Prof. Pasquale Paola, recentemente scomparso, ha svolto un ruolo determinante per l’evoluzione socio-culturale di Conflenti a partire dall’immediato dopoguerra.
Questa bella realtà nata negli anni ‘50 con fini nobili, ha perseguito e raggiunto nel corso del tempo, enormi obiettivi, rappresentando il più grande movimento culturale che il comprensorio abbia mai conosciuto, uno dei più grandi in Calabria.

Ricordarne l’opera significa richiamare alla memoria un cinquantennio di storia del secolo scorso in cui il paese, grazie al Centro UNLA, si è emancipato, uscendo dall’isolamento e dai drammi della guerra, aprendosi culturalmente e socialmente.
Il Centro ha rappresentato, con la sua azione di alfabetizzazione, una grande opportunità di riscatto culturale e sociale per tantissime persone, altrimenti destinate alla rassegnazione.
Era il 1951 quando la sede centrale di Roma dava la sua autorizzazione ad aprire a Conflenti (allora 5100 abitanti) un centro per la lotta all’analfabetismo che toccava il 40% con punte ancora più elevate nelle campagne, mentre l’indice di eliminazione scolastica toccava il 70% degli alunni che non concludevano le elementari.
La situazione economico-sociale ed igienico-sanitaria era veramente drammatica, eredità di una storia di isolamento e abbandono e, più recentemente della guerra.
Su questa realtà prendeva corpo l’apertura del Centro, con Pasquale Paola direttore e Antonio Isabella, Michele Cimino, Nicola Marotta e Ferdinando Mastroianni componenti il direttivo e con l’intento, come si legge in una storica lettera del direttore di “dare una mano alla comunità per uscire dallo stato di desolazione e per avere un luogo come punto di aggregazione e assieme crescere nella libertà e nella autonomia.

L’apertura del Centro fu per la comunità un avvenimento senza precedenti, che come vedremo, contribuì a modificare le abitudini dei suoi abitanti, fornendo finalmente una alternativa alle sovraffollate cantine.
L’iter che si dovette seguire per giungere all’apertura non fu né semplice né breve, tutte le strade furono perseguite, anche quelle dei “buoni uffici degli amici” e della chiesa, con Don Riccardo in prima linea.
Il problema della sede fu risolto inizialmente grazie alla disponibilità dell’allora commissario prefettizio, Giuseppe Folino, che concesse inizialmente un locale comunale e successivamente, quando ci fu bisogno di spazi più ampi, prendendo in affitto altri locali, prima in via Garibaldi e poi nella storica sede di via Marconi.

L’attività del Centro di Cultura iniziò ufficialmente il 9 gennaio 1952, per i primi anni ci si occupò per lo più di distribuire alla popolazione in difficoltà generi alimentari e vestiario proveniente dagli USA e dalla Svizzera.
Poi il Centro ebbe dalla sede centrale una fornitura di apparecchiature radio, una enciclopedia e libri per l biblioteca e così iniziò a funzionare la sezione culturale con 40 iscritti.
A Conflenti grazie all’opera del Centro di Cultura si capì ben presto che bisognava investire in cultura, e così in poco tempo quasi il 90% dei ragazzi proseguì negli studi contro una media del 20-30% degli altri paesi.
L’entusiasmo iniziava a prendere il sopravvento sulla rassegnazione precedente, ben presto si sentì il bisogno di allargare anche alla partecipazione delle donne e fu istituita una sezione femminile. Suor Francesca era la responsabile e insegnava alle allieve a cucire e ricamare nei locali dell’asilo.
Le ragazze affluirono in gran numero e questa – far uscire le ragazze dal loro isolamento – fu una delle più significative vittorie del Centro.

Le attività principali continuavano a essere rivolte al recupero degli analfabeti, con corsi serali per permettere a tutti di conseguire la licenza media, ma Pasquale Paola in qualità di dirigente, intuì che bisognava aprirsi anche al mondo del lavoro per permettere un riscatto sociale vero alla popolazione bisognosa.Fu avviato un laboratorio di falegnameria, che dopo un inizio stentato, iniziò a funzionare dotando la sede delle necessarie suppellettili e in seguito all’arrivo di altri macchinari furono avviate altre sezioni di lavoro manuale e avviati corsi di muratura, di fotografia, di bibliotecario, di traforo, plastica, radiotelegrafia e apicoltura.

 

Il numero degli iscritti aumentava sempre di più, ad un certo punto si raggiunse il numero di 800 con ben 10 sezioni di lavoro.
Le iniziative portate avanti dal Centro erano tantissime e la loro incidenza fortissima, anche nel campo sociale, tra di esse vogliamo ricordare anche la sistemazione del tratto di strada che dall’uscita dal paese conduceva verso il cimitero, la distribuzione dei regali della befana ai bambini nel 1956, la refezione calda nelle scuole delle contrade e la partecipazione ad un programma di cultura internazionale per l’integrazione multietnica che portò nel nostro paese, negli anni ’60, ragazzi africani.
Da sottolineare negli anni ’70 anche la stampa di un periodico intitolato “Grandangolare” diffuso sul territorio e anche tra gli emigrati e, successivamente, l’installazione della prima “Radio Libera Grandangolare”, un esperimento che ebbe un ottimo riscontro e coinvolse moltissime persone.

In quegli anni bisogna ricordare anche il fondamentale contribuito a far conoscere la poesia dialettale di Vittorio Butera, con un premio di poesia a lui dedicato e la pubblicazione di una raccolta di poesie inedite. A partire dagli anni ’80, anche grazie all’attivismo del prof. Porchia, subentrato nei quadri dirigenziali, il Centro ha supportato varie iniziative musicali e sportive , anche se il fiore all’occhiello è sicuramente da considerarsi il Gsg Grandangolare di tennistavolo che ha raggiunto obbiettivi molto prestigiosi anche a livello nazionale.
Molto apprezzate anche le estemporanee di pittura e le varie mostre fotografiche sui mestieri, sulle tradizioni, sulla paesaggistica e sui personaggi del passato conflentese.