Don Stefano Stranges fu per moltissimi anni parroco del paese, nonché Vicario foraneo della Diocesi. La moralità di questo ministro di Dio era ineccepibile, la sua rettitudine inimitabile e la sua fede nel sacerdozio incrollabile.
Per queste sue alte qualità morali fu anche un “eroico” esorcista, cioè uno dei pochissimi sacerdoti cui la chiesa, in casi eccezionali, concede questa particolare licenza e il duro compito di purificare le anime dal ”Maligno”, ingaggiando con lui lotte terribili.
Ci fu un periodo in cui a Conflenti portavano da tutta la Calabria le persone indemoniate, le cosiddette “spiritate”.
Il Santuario era il luogo sacro in cui venivano liberate e Don Stefano svolgeva la sua missione d’esorcista.
Per noi ragazzi quando arrivavano gli “spiritati” era una festa; per Don Stefano era l’inizio di un calvario. Le bestemmie, le parolacce, gli sputi che l’indemoniato rivolgeva al sacerdote erano della peggiore volgarità. Ma non appena l’esorcista indossava la stola viola e impugnava la voce di Cristo diventava invincibile.
Fra i tanti voglio ricordare un episodio.
Era un giorno freddo, ma luminoso di gennaio. A Santa Maria si fermò la macchina di Carmine Calipari. Ne discese una ragazza, quasi ventenne, coi suoi familiari.
In paese si sparse subito la voce che era arrivata una “spirdata”.
Don Stefano ne fu informato e si avviò verso il Santuario. Nel frattempo la piazza si era riempita di persone, come sempre accadeva in queste circostanze.
La ragazza si avviò spontaneamente verso la chiesa, ma giunta sulla porta del Santuario di colpo si fermò e a nulla servivano le spinte che le davano gli uomini accorsi dalla cantina di “Peppe a Marca”: la donna dimostrava di avere una forza sovrumana.
La sua voce non era quella di una giovane ragazza, ma quella aspra e forte di un uomo delle caverne, sentirla parlare era una cosa terrificante.
Finalmente Don Stefano sopraggiunse, alla vista del sacerdote la ragazza divenne furibonda e le ingiurie e invettive contro l’esorcista aumentarono.
La ragazza perse le forze e cadde di colpo, sbattendo la fronte a terra.
Ci si aspettava di vedere un fiume di sangue invece dopo un poco, fra la sorpresa generale, la ragazza alzò la testa, aprì gli occhi e ignara di tutto chiese dove si trovasse.
Ritrovò la voce naturale di ragazza e, informata dell’accaduto ringraziò la Madonna, baciò la mano di Don Stefano e fece ritorno al suo paese.
Don Stefano invece, seppur stremato, si fermò ancora in chiesa per pregare per quella povera anima che aveva conosciuto il tormento e la sofferenza del male.
Corrado Roperti da Novecento Conflentese