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La superstizione che ha origini antichissime era molto diffusa a Conflenti, pur se filtrata da un atteggiamento di saggio autocontrollo.
Anche da noi, come in tutti i paesi della Calabria, esistevano dei riti a cui si attribuiva il potere di scongiurare eventi negativi o di propiziarne altri positivi e si credeva alla particolare virtù di piante, talismani o figure speciali come maghi o fattucchiere, per togliere magarie, aduacchiu o affascinu.

Ad esempio: alcune azioni era meglio non farle perché portavano male.
Le cose liete o importanti era meglio non farle di venerdì, le posate non si dovevano mettere a forma di croce, come il pane al contrario.
Erano guai in arrivo se cadeva a terra l’olio, se entrava in casa un apunaru o se si rompeva uno specchio.
Anche ai sogni era attribuito un significato, sognare la morte di un familiare gli allungava la vita e sognare pidocchi prediceva l’arrivo di soldi, mentre sognare uova bianche portava male…..e si potrebbe continuare all’infinito.
Ovviamente col diffondersi dell’istruzione e della cultura molti pregiudizi sono stati superati o si ripetono senza convinzione, eppure un forte retaggio rimane ancora molto radicato.
Un forte pregiudizio per i conflentesi è la jettatura detta anche aduacchiu.  Per quanto sia forte il senso religioso nella nostra comunità non si riesce a fare a meno di credere nell’influsso malefico dei sortilegi.
Di conseguenza quando si parla con amici, vicini o conoscenti per evitare di apparire jettatore si ricorre a qualche scongiuro tipo: foremaluacchiu o benedica e si regala qualche talismano, ferro di cavallo o corno. 

Ancora molto misterioso e temuto è laffascinu, che colpisce soprattutto bambini e persone ingenue e credulone, e cioè categorie di persone esposte all’ammirazione della gente e che poco si sanno guardare e difendere.  Talvolta basta uno sguardo o una parola di lode o di ammirazione di un amico, anche in buona fede, per restare affascinati.
Per combattere l’affascinu nei confronti dei bambini, che provocava ai malcapitati forti dolori e malessere diffuso, si ricorreva spesso a immagini sacre e sale, nascosti in piccole sacche negli indumenti intimi e alla parola “benedica” prima di ogni elogio.
Ma quando ogni precauzione risultava vana bisognava ricorrere ad un complicato intervento, u carmu, di una persona esperta.

Può carmare una magara o una comare che conosce il rituale segreto, con parole o unguenti. Se durante il carmu  la comare e l’affascinatu sbadigliano, bene; vuol dire che l’affascinu sta andando via e la vittima guarisce. Se la comare non può venire a casa, basta mandarle un indumento usato e lei opera ugualmente.
Altra credenza molto diffusa tra la gente comune è quella degli spirduri , ossia degli spettri, dei fantasmi, dell’ombra dei trapassati.
Più precisamente l’umbra è quella dei morti di morte naturale, u spirdu è quello dei morti ammazzati.
Se una persona si trova a passare dal luogo dove, si sa, è stato ammazzato qualcuno deve pensare al fatto concentrandovisi, perché se si passa sprecurati, ossia distrattamente se piglia ru spirdu e si hanno dei disturbi gravi per cui si deve andare al Santuario ed essere sottoposti a particolari pratiche esorcistiche (un tempo Donnu Stefanu, sacerdote buono e austero era specializzato nel cacciare spirdura).

 

                                              Di Giuliana Carnovale